Dialoghi in neo-Sindarin e Quenya in DoS


AGGIORNATO con TRADUZIONI ESCLUSIVE
e una discussione sulla preghiera di Tauriel

Ritornano le trascrizioni e le traduzioni dei dialoghi nelle Lingue di Tolkien dai film secondo la ricostruzione di David Salo. La Desolazione di Smaug ha portato, come prevedibile, molto Sindarin e poco Quenya: ovvero tanto opinabile e poco indiscusso.Senza titolo-1

E che discussioni! Tra sottotitoli fuorvianti e fantasticherie di Salo il nostro Gianluca ha dovuto dar fondo a parecchie risorse. Il lavoro di traduzione ed analisi è totalmente suo, io mi sono limitato alla speculazione e a qualche nota più di valore cinematografico. Per stavolta abbiamo anche deciso di farvi vedere come opera un traduttore (infimo come il sottoscritto) quando deve misurarsi con la pronuncia degli attori, la mente di Salo e le fonti di Tolkien: una lezioncina (a pg.2) che, se seguirete, vi permetterà di capire perché non è esattamente una passeggiato districarsi con simili questioni.
Gabriele Marconi

Come nell’occasione del primo capitolo della trilogia, anche per La Desolazione di Smaug il linguista ungherese Gabor Cerebrum” Lorinczi (che cura il sito web ParfenEreglas) ha fornito per primo la sua interpretazione relativa ai campioni di lingue elfiche presenti nei dialoghi del film. Qui di seguito offriamo l’analisi relativa alle frasi neo-Sindarin e neo-Quenya del secondo episodio, che basiamo sì sulla sua, ma che integriamo con alcune note ed osservazioni relative ai materiali in nostro possesso.

Va precisato che permangono numerose incertezze nella determinazione delle frasi e delel parole, pertanto in prima battuta possiamo riproporre un’analisi relativamente approfondita ma tuttora non completa, per quanto concerne le parti in Sindarin. Ci rifacciamo alla “convenzione Cerebrum” per l’identificazione visiva dei materiali:

Ho contrassegnato in rosso quelle parole delle quali non ho idea alcuna e in blu quelle di cui non sono sicuro. (In entrambi i casi, c’è una possibilità che l’ortografia non sia corretta.)

Attendiamo molto volentieri altri pareri ed interpretazioni, che possano contribuire a giungere alla piena comprensione del frasario ancora misterioso!

Dialoghi Sindarin

1.   Nella radura, dopo lo scontro coi ragni

Al termine della battaglia, è Legolas a rivolgersi alla guerriera

Legolas
Gyrth in yngyl bain?

Sott. orig.: “Are the spiders dead?”
Let.: “Are all spiders dead?”

Italiano: “I ragni sono tutti morti?

– gyrth: forma plurale di gorth (morto);
– in: forma plurale di i (il);
– yngyl: forma plurale di ungol (ragno);
bain: forma plurale lenita per pân (tutto).

La replica di quest’ultima:

Tauriel
Ennorner gwanod in yngyl na nyr(y)n/nan yr(y)n.
E(n)gain nar.

Sott. orig.: “Yes, but more will come. They are growing bolder.”
Lett.: “…number of spiders… They are bolder.”

?*ennorner: è presentata come una forma verbale di 3° persona plurale al futuro, ma nella forma e nella struttura non corrisponde a nessun verbo Sindarin sin qui noto. Se fosse una variante di nor– “correre” potrebbe aver a che fare con l’accorrere, ma mancano risorse per trarre conclusioni precise. Rimandiamo quindi a ulteriori approfondimenti nella pagina successiva;
gwanod: “numero”;
– ?na nyr(y)n / nan yr(y)n: la pronunzia non è chiara. Il primo caso è più vicino a quanto si sente dire da Evangeline Lilly ma sarebbe difficilmente contestualizzabile, significando “dai Nani”. La seconda ipotesi significherebbe “dagli alberi” e avrebbe maggior senso in relazione al punto da cui potrebbero correre o accorrere altri Ragni. Meno probabile, ma non da escludersi a priori, anche una possibile variante “na nuin yrn“, il cui senso sarebbe “vicino-sotto gli alberi” (cfr Dagor-nuin-Giliath, la Battaglia Sotto le Stelle narrata nel Silmarillion) ma si tratterebbe di un’enunciazione poco conforme tanto al buon inglese quanto al buon Sindarin;
– ?*e(n)gain: an– “più” + *cain “baldanzoso” (forma non attestata, ricostruita per affinità dal Quenya canya dal medesimo significato);
nar: “sono”, forma di 3° persona plurale di na– (essere).

vlcsnap-2014-04-27-20h36m38s247

La discussione sulle traduzioni controverse
dal Sindarin

Legolas esamina Orcrist. Il principe elfico riconosce la fattura della spada sottratta a Thorin.

[Appunto di GM] Nella fattispecie, i sottotitoli sono estremamente limitati ad un uditorio che non conosce i Tempi Remoti, tuttavia l’omissione di Gondolin è quanto mai fuori luogo, perché la Città dai 7 Nomi era stata già menzionata in Un Viaggio Inaspettato. Altrettanto incomprensibile è la dicitura “my kin“, “il mio popolo” per trasporre i Noldor: il senso lato di “popolo” come “Elfi” non fa che rendere approssimativa l’appartenenza di Legolas al Reame Boscoso e quindi indebolisce l’identità cinematografica del personaggio.

Legolas
Echannen i vegil hen vin Gondolin.
Magannen nan Gelydh.

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Sott. orig.: “This is an ancient Elvish blade. Forged by my kin.”
Lett.: “This sword was made in Gondolin. Forged by the Noldor.”

Italiano: “Questa spada fu fatta a Gondolin. Forgiata dai Noldor.

– echannen: participio passato di echad- (fare);
i: “il/la”;
vegil: forma lenita di megil (spada);
hen: forma lenita di *sen (questo). Secondo Didier Willis «i thiw hin SdA / II: IV – Questo aggettivo dimostrativo è probabilmente enclitico. Abbiamo suggerito che questa possibilità forse potrebbe spiegare perché la forma mutata del tîw sulle Porte di Durin è thiw invece del thîw previsto»;
vi(n): “in”;
– *magannen: participio passato di maga- “forgiare” (forma non attestata, ricostruita per affinità dal Quenya maca- dal medesimo significato);
nan: “dai”, forma composta na + in;
Gelydh: forma plurale di Golodh (“Gnomo”, Noldo).

Legolas, dopo aver requisito tutte le armi ai prigionieri pronuncia un ordine di cui si può intuire una categoria di significati possibili e del quale proviamo a fornire una traduzione a pg.3, insieme a molti altri ordini nella radura: le trascrizioni e traduzioni sono proposte da noi per primi.


2.    Di ritorno alla dimora di Thranduil

Sempre Legolas impartisce un ordine:

Legolas
Holo in ennyn!

Sott. orig.: “Close the gate!”
Lett.: “Close the gates!”

Italiano:Chiudete i cancelli!

– holo: imperativo di hol- “chiudere”;
– in: forma plurale di i (il);
– ennyn: forma plurale di annon “cancello”.


3.    All’incarcerazione

Scambio di battute tra Legolas e Tauriel:

Legolas
I Nogoth… amman e tîr gi(n)? Tauriel?

Sott. orig.: “Why does the Dwarf stare at you, Tauriel?”
Italiano:Perché il Nano ti fissa, Tauriel?

i: “il/la”;
Nogoth: “Nano”;
– *amman: “perché”, forma non attestata composta da an– “a, verso, per” + man “che, cosa”;
e: “egli”;
tîr: “guarda”, forma di 3° persona singolare di tir– (guardare, fissare);
– *gi(n): forma lenita di una particella non attestata *ci(n) dall’ipotetico significato “a te”.

La replica dell’elfa:

Tauriel
Ú-dangada? E orchal be Nogoth… …pedithig.

Sott. orig.: “Wo can say?
He is quite tall for a Dwarf. Do you not think?”

Italiano: “Chi può dirlo?
È piuttosto alto per un Nano. Non pensi?

– ?ú-dangada: ú– particella negativa “no, non” + 3a persona singolare (in forma lenita) di tangada– “fissare, confermare, stabilire”. Il composto dovrebbe significare quindi qualcosa come “non si sa”, che in italiano sarebbe forma non interrogativa – evidentemente non così in neo-Sindarin;
orchal: “alto” (in senso fisico: il termine compare anche in altre accezioni);
be: “secondo, in base a, in conformità con”: tale grafia sarebbe però Antico Sindarin, nella Terza Era il termine dovrebbe essere divenuto ben;
– ?pedithig: “lo dirai”, futuro di 2a persona singolare del verbo ped– “dire, parlare”. Nel contesto, non sembra attinente al sottotitolo e nemmeno adatto alla formulazione presentata.

La chiosa finale di Legolas:

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Legolas
Orchal eb vui… mal uvanui en.

Sott. orig.: “Taller than some, but no less ugly.”
Lett: “Taller than some, but still ugly.”

Italiano: “Più alto di qualcuno, ma non meno brutto.

– ?*eb: “che” (lett. “prima”), forma non attestata, mutuata dal Quenya epe del medesimo significato;
– ?*vui: “qualcuno”, altro termine Quenya sindarinizzato: Q mo -> S *maw (singolare), articolo indeterminativo che si può volgere al plurale e con lenizione diviene appunto *vui;
 *mal
: “ma”, presa a prestito dal Quenya;
 *uvanui
: “brutto”, lett. “non bello”, ú– particella negativa “no, non” + ban che riproduce la radice etimologica BAN da cui derivano tutte le parole in lingue elfiche per “bello” (cfr. il Quenya vanya) + ?*-ui, suffisso non attestato di dubbio significato.


4.    Dialogo nelle prigioni

Tauriel cita nella sua lingua natia parlando con Kili:

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Tauriel
Mereth-en-Gilith

Nessun sottotitolo

– Mereth: “festa”;
– en: “delle”;
– ?Gilith: “stelle”, ma Etym:358 e RC:232 danno giliath come plurale di gil “stella.


5.    Nelle cantine

Tauriel incita la guardia di Bosco Atro:

Tauriel
Tolo hi!

Nessun sottotitolo
Italiano: Con me!

– tolo: forma imperativa di tol– “venire”;
– hi: forma lenita di si “ora”.


6.    La cattura dell’Orco

Legolas intima a Tauriel di risparmiare un Orco sopravvissuto alla battaglia, mentre lei lo sta minacciando puntandogli la lama alla gola:

Legolas
Tauriel! Dartho! Ú-no hono.
Ho hebo cuin.

Sott. orig.: “Wait! This one we keep alive.”
Lett: “Wait! Not him. Keep him alive.”

Italiano: “Aspetta! Non lui. Mantienilo in vita.

– dartho: forma imperativa di dartha– “aspettare, stare, rimanere”;
– ú-no: “non sia”, ú- particella negativa “no, non” + no forma imperativa di na– “essere”;
– ho(no): “egli”, declinato al nominativo col suffisso –no;
hebo: forma imperativa di heba -“tenere, mantenere, ritenere”.
cuin: “vivo”.


7.    L’interrogatorio

Stavolta è Thranduil a dare un comando a Tauriel, alle prese con l’Orco catturato:

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Thranduil
Farn! Tauriel, ego! Gwao hi!

Sott. orig.: “Enough! Tauriel, leave! Go now!”
Italiano: “Basta! Tauriel, lasciaci! Ora vai!

farn: “basta, abbastanza”;
ego: “vattene”;
– ?gwao: vocabolo interpretabile come un verbo all’imperativo, ma la grafia corretta della forma verbale dal significato più simile sarebbe gwanna– “morire, partire, dipartirsi”; secondo alcuni è ipotizzabile l’esistenza di una forma (non attestata) *gwa– “andare”;
– hi: forma lenita di si “ora”.


8.    Ai cancelli della dimora di Thranduil

Legolas ha uno scambio di battute con la sentinella di guardia all’entrata:

Legolas
Holo in ennyn! Tiro i defnin hain na ganed en-Aran!

Sott. orig.: “Close the gate! Keep it sealed by order of the King!”
Lett: “Close the gates! Watch that they are closed by the call of the King!”

Italiano: “Chiudete i cancelli! Badate che siano chiusi come reclama il Re!

(La prima frase è già stata discussa al #2)

tiro: forma imperativa di tir– “guardare, badare”;
defnin: forma plurale lenita di *tafnen “chiuso” (ricostruito dal vocabolo attestato uidavnen, WR:341);
hain: “essi”;
na: “da, per”;
ganed: forma lenita di *caned, ricostruita dalla radice verbale can– “gridare, urlare, chiamare”;
en: “del”;
Aran: “Re”.

La guardia avverte il principe elfico:

Guardia
Man os Tauriel?

Sott. orig.: “What about Tauriel?”
Italiano: “Che ne è di Tauriel?

man: “che?, cosa?”;
os-: “circa, attorno” (di norma come prefisso).

Legolas replica a sua volta, chiedendo notizie dell’elfa:

Legolas
Man os sen?

Sott. orig.: “What about her?”
ItalianoChe ne è di lei?

sen: “questo/a”, con funzione di aggettivo dimostrativo probabilmente enclitico.

La guardia quindi riferisce quanto ha visto circa gli spostamenti di Tauriel:

Guardia
Edevín eb enedhor na gû a megil. En ú-nandollen.

Sott. orig.: “She went into the forest armed with her bow and blade. She has not returned.”
Lett: “She went out before midday with her bow and blade. Still not returned.”

Italiano: “È uscita prima di metà giornata con il suo arco e (la sua) lama. Ancora non è tornata.

?*edevín: “(lei) è andata” < ed– “via, fuori” + forma di 3a persona singolare al passato (con aumento) di *men-, forma verbale ricostruita non attestata;
?*eb: vedasi #3, ultima parte (ma con riferimento al tempo in realtà significa “dopo”, in quanto gli Elfi percepivano il futuro come qualcosa che si trovasse davanti a loro. Si tratterebbe quindi di una traduzione sostanzialmente imprecisa);
– ?*enedhor-: “metà giornata” (lett: “mezzogiorno”) < enedh “centro, metà” + aur “giorno, periodo di luce solare, dì”;
na: “con”;
: forma lenita di “arco”;
a: congiunzione “e”;
megil: “spada” (ci si sarebbe aspettati la forma lenita vegil);
– ?*en: “ancora”, presa a prestito dal Quenya;
ú-nandollen: ú– “non” + forma lenita di tempo passato di *dandol– (evidentemente composto da dan “indietro” + forma lenita di *tol– “venire”).

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9.    Alla foce del Fiume Selva

Tauriel s’avvede di Legolas:

Tauriel
Ingannen le Orch.

Sott. orig.: “I thought you were an Orc.”
Italiano: “Pensavo foste un Orco.

– *ingannen: forma di prima persona al passato di un verbo *inga– dal significato “ritenere, ipotizzare” ricostruito da inc “nozione, ipotesi, idea”;
le: “tu”, pronome formale (va notato che nel dialogo precedente i due adottavano invece un tono informale);
– Orch: “Orco”.

[Appunto di GM] Notevole l’analisi di Gianluca sul pronome. In questo frangente Salo ha potuto far addirittura scherzare la capitana col principe, giocando sulla contrapposizione tra confidenza e gerarchia. Vedremo appena qui sotto che Legolas accoglie lo scherzo e che le parla come ad una dama. In sostanza, il rapporto tra i due personaggi è estremamente curato, fino a sfruttare tutte le risorse linguistiche esistenti, qui particolarmente affinate come supporto alla recitazione.

Legolas dapprima ribatte alla sua maniera, poi in seguito si mostra più conciliante ed esorta Tauriel a fare ammenda:

Legolas
Cí Orch im, dangen le.

Sott. orig.: “If I were an Orc, you would be dead.”
Italiano: “Se fossi un Orco, sareste stata uccisa.

: “se”, adozione ed adattamento del Quenya “forse, può essere” (discusso in VT49);
im: “io”, pronome di prima persona;
dangen-: forma al passato di dag– “uccidere”.

Legolas
Dandolo na nin! E gohenatha.

Sott. orig.: “Come back with me. He will forgive you.”
Italiano: “Torna indietro con me! Egli ti perdonerà.

dandolo: forma imperativa di *dandol-;
na: “con”; – nin: “me”;
e: “egli” (evidentemente riferito a Thranduil);
gohenatha: forma di terza persona singolare al futuro di gohena– “perdonare” (con riferimento alla persona perdonata: se da perdonare è un’azione o una circostanza il Sindarin ha un verbo distinto, dihena-);

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Tauriel però si schermisce:

Tauriel
Ú-’ohenathon. Cí dadwenithon, ú-’ohenathon im.

Sott. orig.: “But I will not. If I go back, I will not forgive myself.”
Lett: “I will not forgive. If I go back, I will not forgive myself.”

Italiano: “Io non perdonerò. Se ritornerò indietro, non mi perdonerò.

ú-‘ohenathon: ú– “non” + forma lenita di tempo futuro della prima persona singolare di gohena– “perdonare”;
– *dadwenithon: “ritornerò”, forma lenita di tempo futuro della prima persona singolare di un verbo non attestato *dadwen– di cui si dice significhi “ritornare”: tale verbo è utilizzato al posto della ricostruzione di cui alla frase finale del dialogo in scena #8.


10.    L’incantesimo di Tauriel a Pontelagolungo

La formula del salvataggio di Kíli nella casa di Bard, che riprende in modo molto evidente l’invocazione di Arwen a Frodo nella scena dei Guadi de La Compagnia dell’Anello:

Tauriel
Menno o nin na hon i eliad annen annin,
hon leitho o ngurth.

Nessun sottotitolo

Italiano: “Possa la benedizione (?) che fu data a me essere mandata da me a lui, possa egli essere dispensato da morte.

– *menno: forma imperativa di un verbo non attestato *menna– “mandare”, forse ricostruito sulla base di un ulteriore significato di men “strada, via” (così in UT:281) cfr. il verbo Quenya menta– “inviare, far andare” (VT41:6, VT43:15);
o: “da”;
na hon: “a lui”;
i: “il”;
eliad: gerundio del verbo elia- , “benedire, sostenere” (PE17).
annen: vorrebbe essere la forma al participio passato di “dare”, ma c’è una vistosa incongruenza: posto che la radice verbale è anna-, il p.p. dato in tutte le fonti è però onen;
annin: “a me” (an+nin);
leitho: forma imperativa di leitha– “liberare”;
ngurth: “morte” (la forma normale del vocabolo è gurth, che in questo caso subisce mutazione nasale).

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L’incantesimo di Gandalf in Quenya

Nella discussa scena dell’arrivo in solitaria di Gandalf alla fortezza del Negromante, si svolge il drammatico scontro con l’Oscuro, che induce il Grigio Viandante a difendersi con un paio di formule in Alto-elfico.

Cé ná ulco sís nurtaina…
I ettuluvas caninyë!
Cánin i sá tanuvaxe!

 Lett.: “No evil can hide here…
I command him to will come forth!
I order you to reveal yourself!”

Italiano:
Nessun male può celarsi qui...
Io gli comando di venire fuori!
Io ordino ad esso di mostrarsi!

Analisi parola per parola

– Cé ná ulco sís nurtaina “Nessun male può celarsi qui”

    • “sia che”; però l’analisi in VT49 evidenzia che si tratta di una particella dubitativa (che a volte assume il significato di “se” come congiunzione), non di un’esortazione.
    • copula adoperata in dichiarazioni, asserti e formule augurali o di desiderio.
    • ulco “male” (VT43).
    • sís “qui” (VT49 ha anche sissë).
    • nurtaina “celarsi”; participio formato dalla radice verbale *nurta– (isolata da nurtalë “occultamento”, cfr. Nurtalë Valinóreva “L’Occultamento di Valinor”  [Silm.]) con la desinenza participia –ina.

– I ettuluvas caninyë! “Io gli comando di venire fuori!”

    • i “(ciò) che” (sia articolo che pronome relativo, ad es. nel Giuramento di Cirion: i Eru i or ilyë mahalmar ëa “Colui che è al di sopra di tutti i troni”.
    • ettuluvas “ne uscirà fuori”, dalla radice *ettul– “fuoriuscire” ricavata dalla forma presente plurale ettuler (SD:290) con aggiunta della desinenza futura –uva e della desinenza di 3a persona –s.
    • caninyë “io comando”, da can– “comandare” + la desinenza di prima persona enfatica inyë (che solitamente compare come vocabolo indipendente).

– Cánin i sá tanuvaxë! “Io ordino ad esso di mostrarsi!”

    • cánin “io comando”, forma normale del verbo in prima persona aoristo con la regolare desinenza singolare –in (cfr. sopra).
    • “esso”, con riferimento a oggetti inanimati e astratti; la particella è nella forma con accento tonico (VT49:51).
    • tanuvaxë “si rivelerà”, da tana– “mostrare, indicare” con la desinenza futura –uva e la desinenza pronominale riflessiva- (“ks”), dal presumibile significato di *“se stesso, me stesso, essi stessi” ecc. (VT49:48).

Vai alla discussione sui dialoghi incerti
e
sulla preghiera di Tauriel

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Un Viaggio Inaspettato?

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26 pensieri riguardo “Dialoghi in neo-Sindarin e Quenya in DoS”

  1. posso solo dire che avete fatto un lavoro fantastico e non immaginavo assolutamente ci fosse “dietro” tanta simbologia ma pure tanti problemi….Comunque il lavoro è colossale! Bellissimo, grazie.

    1. Grazie, ma in effetti è stato meno arduo di quel che sembra: una volta che ti ritrovi le citazioni già raccolte e catalogate su Elendilion, analizzarle è il meno!

  2. Ah; sapevo che c era il barbatrucco!
    Quand al cine ho visto la scena dove Legolas prende Orcrist; ho detto (a voce alta): “Macche’; le hanno fatte i Noldor di Gondolin! L hai pure detto!”. E un mio amico vicino a me:” Eeh? Di che parli??”

  3. Innanzitutto grazie per il lavoro svolto, utile e puntuale come sempre.
    Per quanto riguarda le diverse interpretazioni, io (ignorante di Sindarin) tendo a concordare con voi e a trovare più plausibile l’ultima traduzione proposta, sia per adesione a quanto pronunciato dall’attrice, sia perchè mi sembra quella con più senso e più conforme al personaggio.
    E grazie ancora per l’impegno profuso.

  4. Non riesco a togliermi dalla testa quell’ “ennorner” di Tauriel. Non ne so molto di Sindarin, più che altro mi limito ad impararne i vocaboli, ma non potrebbe essere invece “enorner”? Ho ascoltato almeno venti volte la sua battuta, ma non mi pare che ci sia una doppia.
    Se considerassimo la desinenza -r per le terze persone plurali e il verbo “nor” (la cui terza persona singolare del past tense è “norn”), avremmo norner. Con il prefisso della preposizione “e-” (fuori da, fuori di), diventerebbe enorner, che come significato potrebbe avere “saltar fuori, venire” (letteralmente correre fuori) e concorderebbe, pur alla lontana, con la traduzione della frase.

    1. Grazie per il contributo 🙂 La tua ipotesi sostanzialmente corrisponde a una di quelle che abbiamo esaminato, come puntualmente sviscerato da Gabriele a pagina 2; ma per l’appunto, anche trascurando la non trascurabile questione della desinenza -er anziché -ir, cozza clamorosamente con la traduzione fornita, che è al futuro e non al passato. Ma non è escluso che la direzione giusta sia questa e che ulteriori dettagli futuri non la confermino.

      1. Non potrebbe essere normale, invece, trovare la desinenza -er invece che -ir? In verità la desinenza della terza persona plurale dovrebbe essere -r, a cui poi va accostata la vocale tematica. Ora, se la vocale tematica di “ortha” è la e (non so se per mutamento o altro), per cui abbiamo orthannen, orthannem, orthanner, non è possibile sia avvenuto un processo simile nel caso di questo verbo misterioso? Io comunque non ci conterei che le traduzioni siano poi così simili alla frase reale, basta vedere che pastrocchio hanno fatto con la frase sulla spada di Thorin 😀

      2. Sul fatto che i sottotitoli spesso siano ricchi di… licenze poetiche confermo 🙂 Il tuo ragionamento mi piace, mi riferivo proprio a qualcosa del genere quando parlavo di cercare riscontri tra le mie fonti o nei dibattiti tra sindarinisti. Mi hai dato un ottimo argomento da sottoporre agli esperti, grazie ancora 😉

      3. No, sul Sindarin mi sa che siamo praticamente alla pari. Io sono un Quenyota fatto e finito 😉

  5. Ma potete dirmi dove posso esporre le mie proteste per il fatto che la preghiera e’ stata spudoratamente copiata? L articolo dice:”non in questa sede”. Insomma; una spiegazione; per favore.

    1. Beh, discutiamone 🙂 Gabriele spiega dettagliatamente da dove è stato preso lo spunto, dopodiché per dibatterne abbiamo pagine e profili Facebook e addirittura un vetusto, ma funzionale, forum di discussione. A te la scelta, io ci sono!

    2. “Altrove” è comunque inserito nell’ambito di MedTolkien e soltanto relativamente alle “abilità curative”.

      C’è l’Opuscolo e ci sono le FAQs che per ora sono fermi, ma non appena verrà allentata la morsa di numerosi impegni Tauriel e il suo inserimento verranno trattati con la massima completezza e capacità di cui siamo capaci (che potrebbe tranquillamente essere insoddisfacente), sapendolo un punto critico per molti spettatori. Questo post è dovuto per la sua quasi totalità al lavoro di Gianluca e merita d’incontrare l’attenzione dei lettori specialmente per la ricchezza dei linguaggi. Quasi tutte le battute si possono spiegare nell’analisi o al più con qualche appunto, anche se le implicazioni rispetto ai film sono numerose (e per ora sono lasciate alla riflessione dei lettori).

      La formula di Tauriel è invece apparentemente priva di senso per chi non legge attentamente Il Ritorno del Re o per chi non sfoglia le Lettere, per questo le si è dedicata una mezza pagina; purtroppo dobbiamo constatare che, al crescere dei lettori di Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit o degli spettatori dei film, il rapporto dei lettori delle opere fondamentali per capire bene le “maggiori” decresce. Non è sconosciuto come invece Jackson e le sue sceneggiatrici carpiscano da tutta l’opera, con discrete doti funamboliche per non incappare in problematiche di diritti autoriali e dimostrando spesso di avere compreso la portata di questa o quella vicenda nell’opera. Non è un caso che io abbia usato i termini Autorità e Macchina senza spiegarmi nel dettaglio: uno dei più grandi pregi che il film può avere è portare gli spettatori ad essere lettori che desiderano capire l’opera di Tolkien.

      Quando i lettori si limitano a fare le graduatorie su personaggi canonici e inventati, magari appellandosi a Il Silmarillion (non sapendo che si tratta di un’anti-opera) per presunte “lese maestà”, vuol dire che siamo sul binario sbagliato. Per capire l’adesione del film al libro vanno prima capiti i due separatamente, o l’uno attraverso l’altro: così, se non ci rendiamo conto che Tauriel recita una preghiera e che la preghiera è esaudita, se non capiamo che ha poco da spartire con le abilità mediche dei Dunedain, qualunque critica manca il bersaglio. Se gli Elfi hanno mai pregato (e si può discuterne), Tauriel avrebbe il medesimo diritto di Arwen di pregare in questo modo.

      1. Mah, io sono una a cui Tauriel non va a genio … Ad ogni modo, conosco molto bene la scena del Ritorno del Re che citi, ma trovo che il paragone sia eccessivo e fuorviante … ad ogni modo rimanderò ogni discussione sulle mie preoccupazioni su questo personaggio in un’altra sede …
        per il Silmarillion come “antiopera” intendi che dà una versione approssimata per difetto ai Racconti così come li aveva in mente Tolkien? tuttavia, si tratta pur sempre di un’opera di tutto rispetto, almeno secondo me.

  6. Ho appena scoperto tutto questo fantastico lavoro sul secondo film, era da molto che non guardavo questo sito… 🙂

    Congratulazioni per la pazienza innanzitutto, se Salo vedesse quali fiumi di ragionamenti generano le sue elucubrazioni forse aggiornerebbe il suo blog, che è rimasto all’articolo dei linguaggi orchici nel primo film ! 😀

    Esprimo il mio modesto parere sul fatto che la soluzione al primo verso dell’incantesimo di Gandalf sia molto più semplice di quella da voi pensata…
    Cen-, ossia “Vedere” è un verbo radicale e in Quenya i verbi radicali possono formare un imperativo arcaico posponendo la particella modale “a” alla radice anziché anteporla.

    Dunque “Cena ulco sís nurtaina !” vorrebbe semplicemente dire “See the evil (that is) here concealed”, “Vedi il male qui celato” (traduzione italiana un po’ forzata rispetto a un Inglese in cui questo tipo di frase funziona meglio).
    A vedere i costrutti in lingua comunque pare abbiano fatto le frasi con lo stampino dall’Inglese… come in “Man os Tauriel ?”, ricalcato da “What about Tauriel ?”.

  7. Mi sa che se la mia teoria è giusta l’imperativo è metaforico… o Gandalf sta parlando al suo bastone ! 😀
    (Lo dico per nobilitare l’ovvia conclusione che il comando “Vedi il male che qui si cela !”, rivolto a nessuno in particolare, somigli molto a quello di un Mago Merlino che parla alla sua sfera magica… :LOL: )

  8. A me piace la versione di “dino” come imperativo derivato da dîn, ci avevo pensato anche io.
    Oltre a questo, bellissimo lavoro, siete grandi.

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